
Cosa sono gli indici di borsa?Come funzionano? Quali sono i più importanti? Di seguito troverete tutte le risposte a queste domande con i principali indici azionari mondiali in real time, tutte le spiegazioni, curiosità e notizie sempre aggiornate. Inoltre abbiamo raccolto anche i grafici storici dei principali indici mondiali e italiani.
Gli indici di borsa
Cosa sono gli indici azionari? Gli indici di borsa sono dei panieri in cui vengono raggruppati più titoli azionari in un unico indice, il suo valore rappresenta l’insieme delle azioni sottostanti, per definirlo in maniera più semplice possiamo dire che gli indici di borsa rappresentano il “termometro” di un gruppo specifico di azioni e quindi di società. Facciamo un esempio: il Nasdaq è l’indice dei principali titoli tecnologici americani quindi se il mercato tecnologico attraversa una fase negativa vedremo il valore del Nasdaq scendere, viceversa il valore sale se il settore tecnologico vive una fase positiva. In definitiva gli indici di borsa permettono di avere una visione globale dell’andamento di un determinato settore, gruppo di società etc.
Come funzionano gli indici di borsa
Come vengono calcolati internamente gli indici azionari? Abbiamo definito nel paragrafo precedente che gli indici azionari hanno al loro interno un paniere di titoli di diversa natura e settore di provenienza, andiamo quindi a vedere come vengono ponderati e calcolati questi titoli al fine di ottenere un unico valore: quello dell’indice.
Gli indici azionari possono essere classificati in 4 categorie a seconda di come vengono calcolati internamente i loro titoli:
1) Indici equally weighted: questi sono caratterizzati dall’uguaglianza dei fattori di ponderazione per tutti i titoli che compongono l’indice. Non importa la capitalizzazione delle società incluse, perché tutti i titoli dell’indice hanno il medesimo peso;
2) Indici price weighted: in questo caso il peso associato ad ogni titolo varia in funzione del suo prezzo (se il prezzo di un titolo aumenta più degli altri, automaticamente aumenta anche il suo peso all’interno dell’indice). Essi sono molto semplici da calcolare in quanto sono dati dalla semplice somma dei prezzi dei titoli che compongono l’indice. Tali indici, tuttavia, hanno lo svantaggio di non rispecchiare correttamente l’andamento dell’intero portafoglio: infatti vengono rappresentati maggiormente i titoli più “costosi”, a prescindere dal numero di azioni presenti e dalle dimensioni della società;
3) Indici value weighted: Questi risolvono i problemi dei precedenti in quanto il peso di ciascun titolo risulta proporzionale alla sua capitalizzazione di borsa. Al contrario delle altre metodologie di calcolo, in questo caso gli indici vengono aggiustati e rettificati a seguito di operazioni societarie quali frazionamenti, raggruppamenti, pagamento di dividendi straordinari, scissioni, assegnazioni gratuite o nuove emissioni a pagamento.
4) Indici di sostenibilità: Questi indici, nati nella finanza anglosassone (Sustainability Index), sono ormai molto diffusi e pesano ciascun titolo secondo principi alternativi ai criteri economici e dimensionali ed introducono valutazioni di CSR o più puramente socio-ambientali. Molto spesso sono indici elaborati dalle stesse case che elaborano gli indici maggiori, come il Dow Jones Sustainability World Index o lo STOXX ESG, o di case indipendenti come lo Standard Ethics Italian Index.
La maggior parte dei principali indici mondiali sono pertanto calcolati con la metodologia value weighted come per esempio gli americani S&P 500 e gli indici Nyse Composite, l’italiano FTSE MIB, il FTSE 100 (UK), il CAC 40 (Francia), il DAX 30 (Germania) ed il Topix (Giappone). Tra i pochi indici price weighted rimasti, i due più importanti sono il Dow Jones (USA), l’indice di borsa più antico della storia, il Nikkei 225 (Giappone), e il Shanghai Stock Exchange Composite Index (SHCOMP).
Gli indici azionari possono essere classificati anche in base al settore industriale cui fanno riferimento i titoli presenti nel portafoglio (ad esempio gli indici Stoxx settoriali, o, tra gli Indici di sostenibilità, lo Standard Ethics Italian Banks Index) o alla zona geografica cui appartengono (ad es. indici MSCI o tra gli Indici di sostenibilità, il Vigeo Europe 120).
Quasi tutti gli indici azionari sono calcolati in base al prezzo di mercato (price indexes), questo criterio però non è perfetto, infatti viene calcolato soltanto l’aumento o la diminuzione del valore azionario (capital gain) e non si considerano le remunerazioni che le società danno agli azionisti. Tutto ciò comporta situazioni sul mercato non veritiere, infatti nel momento in cui una società paga i dividendi ai propri azionisti il valore di mercato diminuisce proporzionalmente a quanto è grande il dividendo totale pagato ma in realtà gli azionisti ed il mercato stesso vedono in maniera molto positiva queste azioni da parte delle società. Facciamo un esempio: il 22 maggio 2006 ben 24 società dell’S&P Mib hanno staccato il dividendo, l’effetto ha pesato per l’1,547% sul listino, amplificando di molto i cali di quel giorno.
Per ovviare a questa deficienza si stanno diffondendo i cosiddetti indici total return calcolati tenendo conto anche dello stacco e del reinvestimento di dividendi ed altri cash flow provenienti dal possesso di tali titoli.
Indici di borsa mondiali più importanti
Di seguito vi mostriamo i principali indici mondiali tenendo bene a mente che quelli americani sono i più importanti sia per le società che rappresentano e sia per l’influenza che hanno sui mercati di tutto il mondo:
Dow Jones: il nome deriva dai due fondatori: Charles Dow ( fondatore del Wall Street Journal e padre dell’analisi tecnica economica) e da Edward Jones ( statistico americano finanziario) che lo crearono inizialmente con lo scopo di analizzare i ritmi di crescita dell’economia made in USA, oggigiorno invece è diventato uno degli indici più importanti a livello mondiale. Il Dow Jones Industrial Average replica l’andamento delle maggiori 30 società industriali made in USA calcolando sempre la media pesata in base al loro prezzo.
La scelta di limitare la lista a sole 30 imprese ha fatto si che con il tempo la sua importanza sia scesa rispetto ad altri indici poiché non è in grado di riflettere l’intero mercato industriale USA.
Nasdaq: nasce a Wall Street il 5 febbraio 1971 con l’acronimo di National Association of Securities Dealers Automated Quotation ( “Quotazione automatizzata dell’Associazione nazionale degli operatori in titoli”) e fu il primo mercato borsistico mondiale elettronico. Questo indice rappresenta i principali titoli del settore tecnologico della borsa USA e grazie alla crescita esponenziale di questo mercato (il boom della New Economy), il valore del Nasdaq è passato in meno di 30 anni dal valore iniziale di 100 a ben 5800 punti del 2017.
Per farvi capire l’importanza di questo paniere ( indice) al suo interno ci sono società come: Microsoft, Cisco Systems, IBM, Apple, Google, Yahoo e Facebook , solo per citarne alcuni.
S&P500: è stato realizzato da Standard & Poor’s nel 1957 e segue l’andamento di un paniere azionario formato dalle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione. All’interno troviamo le azioni delle grandi aziende contrattate al New York Stock Exchange (Nyse), all’American Stock Exchange (Amex) e al Nasdaq ed il peso attribuito a ciascuna società è direttamente proporzionale al suo valore di mercato.
Questo indice è il più usato per misurare l’andamento del mercato azionario degli Stati Uniti D’America ed è ormai riconosciuto come benchmark di riferimento per le performance di portafoglio superando anche il Dow Jones che conta al suo interno soltanto 30 società.
A seguito della politica ribassista della Fed sui tassi di interesse lo S&P500 ha raggiunto per la 53esima volta nel 2014 nuovi valori massimi, tanto da chiudere l’anno con un rialzo dell’11,5%, ricordiamo che soltanto nel 2008 l’indice toccava valori minimi a seguito della crisi finanziaria. Nel 2017 a seguito delle elezioni di Trump tutti gli indici azionari americani hanno visto crescere esponenzialmente il loro valore ed anche lo S&P500 ha raggiunto i massimi valori storici dalla sua nascita.
Nikkei225: è un segmento della Borsa di Tokio (TSE). L’indice contiene i titoli delle maggiori 225 compagnie quotate al TSE. La prima valutazione iniziò il 7 settembre 1950 ed i 225 indici venivano ricalcolati una volta l’anno, a partire da gennaio 2010 invece vengono aggiornato ogni 15 secondi dal quotidiano Nihon Keizai Shimbun.
Il massimo storico dell’indice Nikkei 225 è stato raggiunto il 29 dicembre 1989 a quota 38957.44, durante la bolla speculativa giapponese. Questo indice è di tipo large-cap e viene pesato sul prezzo delle azioni, pertanto, non sono presenti pesi specifici per i diversi settori economici a cui appartiene un titolo: tutte le azioni hanno un eguale peso basato su un valore alla pari (valore nominale) di 50 yen.
DAX30: (Deutsche Aktien Xchange 30, in precedenza Deutscher Aktien-Index 30) è l’indice di riferimento della Borsa di Francoforte contenente i 30 titoli a maggiore capitalizzazione e liquidità. Negli ultimi anni sta acquisendo sempre più importanza in Europa grazie agli ottimi risultati della borsa ( e della nazione) tedesca. Il Dax30 nasce nel 1988 e viene calcolato ogni giorno feriale nell’arco orario che va dalle 9 del mattino fino alle 17:30. I pesi assegnati a ciascuna delle 30 società vengono verificati costantemente per evitare pesi eccessivi e non veritieri che possono distorcerne il valore.
I titoli inseriti nel paniere possono appartenere sia a settori tecnologici sia a quelli più tradizionali, è necessario però che la società sia quotata in un mercato finanziario da almeno 3 anni e che il flottante ( il flottante indica la quantità di azioni emesse da un’azienda quotata che non fanno parte della partecipazione di controllo della società perché sono le azioni che l’azienda cede ai possibili investitori esterni) sia almeno pari al 15%.
FTSE100: è un indice azionario delle 100 società più capitalizzate quotate al London Stock Exchange. L’indice è quotato dal 3 gennaio 1984 con un livello iniziale di 1000; anche qui a seguito della Brexit ed altre variabili macroeconomiche il valore ha subito un forte aumento toccando i massimi storici, attorno al valore 7000, sin da gennaio 2017.
FTSE è l’abbreviazione di ‘Financial Times Stock Exchange’. L’indice è gestito dal FTSE Group, una società ora indipendente che originariamente era nata come joint venture tra il Financial Times e il London Stock Exchange. Il numero 100 non è casuale infatti con 100 imprese si riesce a coprire ben l’80% della capitalizzazione di tutto il mercato London Stock Exchange. Nonostante il FTSE All-Share sia molto più completo il FTSE100 è l’indice più utilizzato come indicatore del mercato londinese. Le 100 società che fanno parte del FTSE100 sono stabilite trimestralmente, nello specifico le società più grandi del FTSE250 sono promosse nel FTSE100 se la loro capitalizzazione le colloca tra le prime 90 aziende del FTSE100.
CAC40: il nome deriva dal primo sistema di automazione della Borsa di Parigi, la Cotation Assistée en Continu (Quotazione continuamente assistita), che è il principale indice di borsa francese e uno dei più importanti del sistema Euronext. L’indice rappresenta un paniere basato sulla capitalizzazione dei 40 valori più significativi tra le 100 maggiori nella Borsa di Parigi. Il valore base di partenza venne fissato il 31 dicembre 1987 ed era pari a 1.000.
Un fatto curioso da sottolineare riguarda i proprietari delle 40 società, infatti anche se il CAC 40 è composto da aziende “francesi” circa il 45% delle loro azioni è di proprietà di investitori stranieri ( ad esempio di fondi pensione statunitensi) questa percentuale è molto alta rispetto agli altri mercati.
Indici di borsa italiani:
S&P MIB: è stato un indice azionario della Borsa italiana dal 2003 al 1 giugno 2009 quando fu sostituito dall’indice FTSE MIB a seguito della fusione con il LSE. È stato il paniere che racchiudeva le azioni delle 40 maggiori società italiane ed estere quotate sui mercati gestiti da Borsa Italiana.
L’indice nacque in seguito ad una partnership tra Borsa Italiana e la società di rating Standard & Poor’s da cui entrambi i partner hanno trovato reciproco vantaggio:
1) Borsa Italiana si liberava dall’incombenza di seguire, aggiornare e gestire qualcosa che esulava dalla sua attività principale ed ha garantito al suo indice una maggiore visibilità (data la notorietà di Standard&Poor’s);
2) Standard & Poor’s poteva aggiungere al suo paniere di indici anche quello della borsa italiana, sopportando solamente un costo marginale data la struttura apposita della quale è dotata, al fine di garantire maggiore notorietà.
L’indice di borsa S&P Mib costituì il benchmark del mercato borsistico italiano e l’unico indice sottostante di prodotti derivati. Esso rappresentava all’incirca l’80% della capitalizzazione del mercato azionario italiano.
MIBTEL: era l’indice principale della Borsa italiana in quanto “riassumeva” tutte le azioni quotate su MTA e MTAX, compresi MIB30 e Midex e veniva ricalcolato ogni minuto durante la fase di negoziazione continua sulla base dei prezzi degli ultimi contratti conclusi su ciascuna azione componente il paniere.
La base dell’indice era stabilita in 10.000 punti e relativa al 3 gennaio 1994. Il Mibtel era un indice di prezzo, quindi come si diceva sopra, che non teneva conto dello stacco di dividendi o di eventuali frutti periodici pagati dalle società che lo componevano. Al termine della seduta veniva anche calcolato in versione total return, tenendo conto dell’effetto del reinvestimento dei dividendi delle società in esso rappresentate; in questo caso era contrassegnato dal suffisso TR. Dal 2009 è stato sostituito dal FTSE Italia All-Share
FTSE All Stars: l’indice FTSE Italia STAR, la cui sigla STAR è acronimo di segmento titoli con alti requisiti, è costituito dall’aggregazione di tutti gli elementi degli indici FTSE MIB, FTSE Italia Mid Cap e FTSE Italia Small Cap e dal 2009 sostituisce il Mibtel. Il FTSE All Star comprende società per azioni di medie dimensioni con capitalizzazione fino ad 1 miliardo di Euro.
Creato nel 2001, il segmento ha successivamente preso il nome di All Stars, che comprendeva i titoli dei segmenti di Borsa italiana Star e techSTARS, ma con la chiusa di quest’ultimo segmento di Borsa italiana, e del relativo indice, i titoli quotati nel techSTARS sono confluiti nel segmento Star. L’indice accoglie attualmente oltre 70 società e richiede, per esservi ammessi, caratteristiche ed impegni piuttosto vincolanti per le società che ne fanno parte, in particolare requisiti di trasparenza, liquidità del titolo e corporate governance. L’attuale denominazione di FTSE Italia STAR risale alla fusione tra Borsa italiana e London Stock Exchange.
MIDEX: il FTSE Italia Mid Cap è un indice di borsa che considera le quotazioni di aziende italiane che facevano parte del segmento Blue Chip del MTA e del MTAX (ex Nuovo Mercato) e che non erano incluse nell’indice S&P Mib. L’indice è stato creato il 31 dicembre 1994 con il nome di Midex con un valore pari a 10.000. In seguito alla fusione tra Borsa Italiana e London Stock Exchange ha preso il nome attuale di FTSE Italia Mid Cap ed è composto dalle prime 60 società per capitalizzazione che non appartengono all’indice FTSE MIB e i suoi componenti vengono rivisti, ed eventualmente modificati, con cadenza trimestrale.