BitcoinGold

Dopo Bitcoin Cash, va ora registrato l’arrivo di una seconda moneta digitale nata da una costola della criptovaluta più famosa, ovvero Bitcoin Gold. Il nuovo progetto, definito da molti una sorta di Robin Hood, è infatti stato lanciato il 12 novembre passato e ha subito calamitato l’attenzione di investitori e analisti, proprio per il progetto che si propone: restituire il pieno controllo del network ai piccoli miners. Un intento lodevole, dal chiaro sapore democratico, che sembra fatto apposta per piacere a svariati soggetti, ad eccezione delle grandi società che nel corso del tempo hanno in pratica monopolizzato il processo di creazione della divisa digitale varata da Satoshi Nakamoto. Va infatti sottolineato come se all’inizio il mining di Bitcoin era accessibile a chiunque lo volesse, cui era sufficiente installare l’apposito software sul proprio computer al fine di poter iniziare l’attività, nel corso del tempo esso si sia invece trasformato in una prerogativa esclusiva dei grandi miners che possono operare in economie di scala. A rendere possibile questa evoluzione è stato proprio il modo di produzione della criptovaluta, il quale esige l’impiego di una grandissima quantità di energia elettrica, pari in pratica al consumo dell’Irlanda, tagliando quindi fuori le piccole utenze. Proprio al fine di scongiurare questo processo, il team di sviluppo di Bitcoin Gold ha puntato sull’utilizzazione dell’algoritmo “memory-hard” Equihash (lo stesso di Zcash, Ethereum, Zencash e Hush), rendendo in tal modo di nuovo possibile a tutti gli utenti un mining proficuo, utilizzando un semplice PC casalingo dotato di schede grafiche (GPU). Il risultato che si consegue in questo modo non è solo la marginalizzazione delle grandi compagnie, ma anche la sensibile crescita della community raccolta intorno alla nuova moneta digitale. Proprio questo è in definitiva l’aspetto del progetto che potrebbe consegnare le chiavi del successo a Bitcoin Gold.

Cos’è Bitcoin Gold e motivi di controversia

Il progetto di Bitcoin Cash si avvale della presenza di Jack Liao, amministratore delegato di Lightning ASIC, una società di stanza a Hong Kong che peraltro vende l’hardware necessario al mining di questo nuovo comparto.
Il Bitcoin Gold nasce con un obiettivo ben preciso, ovvero quello di modificare l’algoritmo di proof-of-work del Bitcoin da SHA-256, attualmente dominato dai minatori ASIC cinesi, a Equihash. Proprio il fatto di rappresentare un processo a basso costo, potrebbe in effetti consegnare una posizione di grande forza al nuovo progetto.
Va però rilevato come, destando grande sorpresa, sia stato deciso di lasciare invariata la dimensione del blocco, ovvero ad 1 megabyte. Inoltre la sua nascita ha dato la stura ad serie di polemiche non di poco conto, che sembrano aver frenato inizialmente il progetto. In particolare:
1) Jack Liao ha deciso di creare la nuova divisa senza alcun tipo di votazione all’interno della comunità, violando quindi in partenza il principio di democrazia interna cui si richiama espressamente:
2) il Bitcoin Gold è una criptovaluta “pre-minata” in parte, in quanto ben 200mila BTG sono stati minati prima al fine di ottenere risorse da riservare allo sviluppo del progetto;
3) Jack Liao sarebbe portatore evidente di un conflitto d’interessi di non poco conto in quanto la sua azienda offre mining rig specializzate in GPU;
4) proprio quest’ultima circostanza ha spinto qualcuno ad adombrare come BTG sia in effetti una  strategia di marketing molto accorta, creata con il principale fine di diversificare il business dell’azienda di Liao.

Le caratteristiche del Bitcoin Gold

Il Bitcoin Gold basa la sua tecnologia su una serie di funzionalità ben precise, che servono in particolare a perseguire:
1) la decentralizzazione, tramite l’ utilizzo dell’algoritmo Proof of Work “Equihash”, il quale permette ai computer ASIC di fare mining, contribuendo all’obiettivo di partenza;
2) una equa distribuzione resa possibile dal fatto che ad ogni possessore di Bitcoin è stato donato un Bitcoin Gold. L’operazione è stata però viziata in partenza, come già ricordato, dal pre-mine, per effetto del quale una buona percentuale dei token disponibili è stata sottratta al possibile controllo futuro degli utenti;
3) la sicurezza, che è stata implementata grazie alla replay protection e all’unicità degli indirizzi del portafoglio. In tal modo gli utenti possono godere di una notevole protezione all’interno della piattaforma;
4) la trasparenza, garantita dal fatto che Bitcoin Gold è un progetto gratuito, open source e creato da sviluppatori volontari.
Come si può facilmente comprendere, quindi, la progettualità non difetta sicuramente nell’operazione che ha portato al varo di questa nuova moneta digitale, mentre i difetti sono stati invece relativi alla scarsa chiarezza comunicativa e ad una evidente opacità di alcuni passaggi. Resta soltanto da vedere se il mercato passerà sopra a questi difetti o se invece gli stessi potrebbero a gioco lungo gravare sul definitivo decollo del progetto.

Le prospettive di Bitcoin Gold

Nei primi giorni del lancio di Bitcoin Gold successivi all’hard fork, la nuova criptovaluta è stata oggetto di forti ribassi, tanto da spingere gli osservatori a parlare di vero e proprio disastro. In seguito, però, la sua traiettoria ha iniziato a modificarsi in maniera sensibile, tanto da ottenere una capitalizzazione di tutto rispetto.
A gravare negativamente sulle sue prospettive, sono proprio alcuni vizi di partenza, come ad esempio il fatto che il team di sviluppo non abbia reso il codice disponibile a recensioni pubbliche, spingendo un exchange come Coinbase a non appoggiare il progetto ritenendo che proprio questa decisione esponga gli investitori e gli utenti ad un enorme rischio. Dall’altro ci sono però oltre 20 exchange e wallet che si sono resi invece disponibili, ritenendo con tutta evidenza promettente il piano predisposto.
Altro fattore che potrebbe condizionare in negativo il Bitcoin Gold è invece la possibilità che inizi a circolare con forza un’ipotesi ventilata da alcuni settori, in base alla quale al primo fork ne potrebbe far seguito un secondo. In particolare, a preoccupare in tal senso è SegWit2x, ovvero la tecnologia che rende la quantità di dati in ogni blocco sempre più piccola, il quale provvede a rimuove i dati di firma in ogni transazione per allegarli invece ad un blocco esteso. Ove ciò accadesse, il decollo del progetto diverrebbe praticamente impossibile, condannando la criptovaluta ad un futuro di stenti o, addirittura, al definitivo fallimento.

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